Nel variegato panorama editoriale gravitante sulle Dolomiti ben poco è stato scritto sulla Val Visdende, estremo lembo di montagne venete incastonate tra le Creste di Confine, le Dolomiti stesse e le Alpi Carniche. La vallata, famosa più per i suoi prati e i boschi di fondovalle, è invero sconosciuta nei suoi recessi più elevati, laddove la sequenza ininterrotta di cime si fonde con il cielo oramai prossimo all’Austria e all’Europa. Un vago sapore d’oriente si respira osservando i profili delle Alpi Giulie scintillare a levante, per poi sfumare verso i colossi ghiacciati dei Tauri a nord e alle più note Dolomiti schierate a sud. Uno spettacolo tanto ampio e sorprendente che non molti hanno avuto la fortuna di apprezzare. Tutto a qualche chilometro dal cuore del Cadore, dalla trafficata strada che unisce Santo Stefano alla vivace e frequentata Sappada; a una manciata di minuti dal Comelico e dalla via per la vicinissima Val Pusteria, ad un passo dalla verde Carnia. Un mondo intero di montagne, sorprendentemente condensate nei loro ambienti caratteristici, spunta di poco a lato del Piave, che proprio qui nasce e inizia la tormentata corsa verso il Mare Adriatico. Tra rocce dolomitiche, torri e spunzoni, colossi di pallido, compatto calcare e tavolati di graniti vulcanici si legge l’evoluzione geologica del territorio, semplicemente volgendo lo sguardo a giro d’orizzonte; una preziosa opportunità di osservazione e di scoperta. Laddove si fermano le foreste e iniziano le praterie o i ghiaioni si incuneano tra le vette, tutto sembra perfettamente in equilibrio, pur nelle evidenti differenze. Un’equilibrio di forme e colori, che va a disgregarsi, disciogliersi e mescolarsi nelle acque del fiume stesso, fino alla pace della pianura e del mare.
La Val Visdende è anche la valle dei silenzi, abbandonata com’è dalla stabile presenza dell’uomo, è un luogo dove il muto colloquio tra natura e escursionista può essere ancora coltivato. Come per un misterioso incanto infatti, sembra che tutti si siano dimenticati di questi luoghi quando altrove si apriva la porta ad uno sviluppo tumultuoso e spesso poco accorto, tanto che in quota non ci sono strutture turistiche, non si può salire in auto tra i boschi, non esistono funivie e piste da sci. La valle è ancora naturale! Non solo: descrivendone i possibili itinerari scialpinistici si coprono distanze notevoli (circa venti chilometri da est a ovest e dieci da nord a sud). Una sorta di vero e proprio gruppo montuoso, un territorio ampio e sufficientemente esteso anche per chi ama spaziare e cambiare prospettive, ambienti e scenari.
Ecco quindi l’obiettivo di questa guida scialpinistica: raccontare, descrivere, documentare cosa si trova all’interno del meraviglioso scrigno della Val Visdende quando la neve rende tutto ancora più affascinante e splendente. Una guida monografica, completa ed esaustiva delle possibilità scialpinistiche in zona, con il secondo fine, o buon proposito, di riproporre il tema della valorizzazione e della tutela dei luoghi con un gesto davvero concreto. È un inizio, un primo passo, ma speso nella convinzione che questi itinerari, con la bellezza che offrono, valgano più di mille parole.